Sembra destino che ormai il nome Facebook sia associato nelle notizie col termine polemica.

L’ultima occasione per i detrattori del più popolare social network per manifestare le loro perplessità è stata la maldestra introduzione del servizio di riconoscimento facciale automatico.

In realtà tale sistema era già attivo da diversi mesi negli Stati Uniti ma solo recentemente si è decisa una sua esportazione negli altri paesi occidentali.

La funzione principale di Tag Suggestions è quella di coadiuvare l’utente nell’assegnamento dei tags, individuando automaticamente il posizionamento dei volti e segnalando la relativa appartenenza. Gli sviluppatori lo considerano utile poiché l’operazione di tagging è una delle più comuni tra gli utenti con centinaia di ripetizioni giornaliere: logico quindi pensare ad una procedura più semplice, veloce ed automatizzata.

Il problema è sorto in base alle modalità con cui tale novità è stata introdotta, ovvero automaticamente: l’utente può disattivare l’opzione attraverso un percorso (un po’ tortuoso) all’interno delle preferenze dell’account altrimenti esso risulterà di fatto funzionante senza alcuna richiesta di autorizzazione. La mancata comunicazione o la limitata efficacia della stessa è uno dei punti attorno a cui ruotano le critiche, trattandosi di un servizio che pone diversi interrogativi riguardo la gestione della privacy.

E’ stata proprio l’Unione Europea a sollevare le osservazioni sulla validità e sulla regolarità dell’applicazione e sulla mancanza di comunicazioni ufficiali per avvisare gli utenti.

C’è da dire che chiunque si iscriva ad uno o più social networks rinuncia in maniera automatica quanto implicita a gran parte della propria privacy. Per questo motivo certe osservazioni appaiono quantomeno esagerate quando non pretestuose. Una delle opzioni sarà trasformare il servizio in un’opzione facoltativa attivabile a scelta dell’utente ma non presente di default all’interno di tutti i profili.

A livello tecnico si tratta di un espediente piuttosto raffinato, che si basa sulla tecnologia di photosharing elaborata da Divvyshot, simile a quanto già apparso su Picasa di Google e iPhoto di Apple.

E’ indubbio che tali software abbiano grandissime potenzialità in un’ottica cross mediale  e di funzionalità avanzate, specie sui nuovi tipi di supporto. L’appunto che si può fare a Zuckerberg e soci è quello di seguire una filosofia spesso discutibile, quella di inserire le proprie novità sottoponendole all’utilizzatore senza che questo abbia la possibilità di provarle, settarle o decidere in un secondo momento se farne uso. E’ ovviamente impossibile accontentare tutti e questa è sicuramente la via più rapida per tenere sempre aggiornato il sistema ma certo non attrae le simpatie di molti che di volta in volta si trovano nelle condizioni di rivedere le loro preferenze o modificare pagine ed opzioni per ricalibrarsi in maniera efficace. Spesso da una piattaforma che si considera (in parte anche giustamente ) alfiere del web 2.0 sarebbe lecito attendersi una comunicazione più friendly ed attiva, specie considerando che oggigiorno facebook riveste un ruolo chiave all’interno del marketing on line con investimenti multimilionari che meriterebbero garanzie e supporti ben più stabili ed efficaci.