E’ stato approvato alla quasi unanimità il decreto legislativo, noto come anti Booking, che consentirà agli albergatori di fare il proprio prezzo in autonomia, offrendo tariffe più basse rispetto alle stesse scelte per gli intermediari, anche online come Booking.com, Expedia o Venere.
L’emendamento dichiara “nullo ogni patto con il quale l’impresa turistico-ricettiva si obbliga a non praticare alla clientela finale, con qualsiasi modalità e qualsiasi strumento, prezzi, termini e ogni altra condizione che siano migliorativi rispetto a quelli praticati dalla stessa impresa per il tramite di soggetti terzi, indipendentemente dalla legge regolatrice del contratto”.
Federalberghi ha accolto con soddisfazione l’approvazione dell’emendamento: “Si tratta di una decisione che dà ragione al mercato e al buon senso e stabilisce un nuovo e più corretto equilibrio nel rapporto tra le imprese ricettive e le multinazionali dell’intermediazione, completando il percorso che l’Antitrust aveva iniziato e timidamente lasciato a metà”, afferma Bernabò Bocca, presidente dell’associazione.
Un successo per il settore alberghiero che in tutti gli ultimi mesi ha tenuto acceso il dialogo sul tema, a partire dal ricorso all’Antitrust il maggio scorso.
Un successo che apre però una sfida. E’ sufficiente offrire tariffe più vantaggiose per vincere la concorrenza? Differenze economiche non sostanziali possono compensare i servizi accessori offerti dagli intermediari agli utenti? E l’albergatore autonomo è in grado di provvedere alla promozione e indicizzazione online nello stesso modo in cui potrebbe farlo la OTA?
Certamente è necessario un cambio delle abitudini dei consumatori, quantomeno di quelle dell’85% dei clienti, ovvero coloro che prenotano le loro camere tramite intermediari.